NNel lontano 1927, un gruppo di amici, decise di mantenere viva la cultura di quella che una volta era la Brianza contadina, con i costumi, i canti e le danze che ricordano i tradizionali e festosi appuntamenti con la natura: la mietitura, la fienagione, la vendemmia, la salubre vita nei campi, o per ricordare il duro lavoro che donne, ragazzi e fanciulle, ancora in tenera età, erano chiamati a compiere nelle filande.
Il retrobottega di Gliulio Beretta, primo presidente del Gruppo, divenne così il punto di ritrovo per tutti i suoi componenti. Due padrini d'eccezione tennero a battesimo "i Bej": Luigi Sapelli (1865-1936 - nome d'arte Caramba), costumista del Teatro "Alla Scala" di Milano e lo scrittore Carlo Linati (1878 - 1949). I fondatori si rivolsero al Caramba per la confezione dei costumi, affinchè la sua sartoria teatrale offrisse un campione di linea sicura dei costumi brianzoli del secolo XVII, al fine di evitare errori di "lesa tradizione".
Il Linati, da parte sua fu, certo inconsapevolmente, il primo scrittore di fama a lasciare note sul Gruppo Erbese. " ... Ma per tornare al costume, voglio dirvi che ad Erba di Brianza un signore di cui non conosco il nome, s'é voluto pagare il gusto di vestire in costume paesano del seicento tutta una comitiva di giovani e fanciulle brianzole: ed ha fatto cosa assai buona. Quasi tutte le domeniche d'estate si vede andar attorno pei nostri paesi questa insolita comitiva che forma un anacronismo saporito con le nostre strade percorse da tanta violenza di traffico a motore. Le donne, come Lucia Mondella, portano la raggiera d'argento intorno al capo, fazzoletti colorati, sottane larghe e gli uomini sono tutti in verde, casacca con bottoni d'oro, pantaloni corti al ginocchio, calze di filo bianco e cappello a larga tesa, con la penna di fagiano piantata nella rialzatura, proprio come altrettanti Renzi Tramaglino. Di più essi allietano i ritrovi col suono di certi strumenti singolari che da noi chiamano "firlinfeu" ma che in realtà non sono che una riproduzione, più o meno aggiornata coi tempi, dell'antica cennamella del dio Pan: una fila di canne graduate in scale e di cui si fa scorrere la cima sulle labbra, soffiandovi dentro e traendone un suono piuttosto silvestre e patetico. A dire la verità, è alquanto buffo udire un'intera fanfara di questi strumenti che servirono ai villosi fauni per trarre fuori dai loro recessi le belle ninfe restie, e suonati per giunta da contadini vestiti nel costume di tre secoli fa. Questi girovaghi buontemponi sono accolti con la più viva cordialità dovunque vadano e chiamati a feste e a banchetti, dove con le loro baje e coi loro zufoli cooperano a mantenere viva l'allegria e alta la tradizione del buonumore lombardo ..."
"L'insolita comitiva di questi girovaghi "buontemponi" è uscita dai confini della Brianza ed in tanti anni di strada ne ha fatta molta ed oggi si fregia del titolo di GRUPPO FOLKLORISTICO CITTA' di ERBA "I BEJ". Ed insolita non lo è più poichè ora è conosciutissima in Italia e all'Estero.